LETTURA SCRITTURA

Osservazioni su letteratura, scrittura e testi, fuori e dentro la Rete

Le tre C della nuova informazione. Un libro.

In «L’ultima notizia» Massimo Gaggi e Marco Bardazzi delineano il futuro delle news. Aldo Grasso presenta il volume su Il Corriere

«La radio ha impiegato trentotto anni a raggiungere la soglia dei 50 milioni di ascoltatori. Alla tv ne sono stati necessari tredici. Internet ha toccato quota 50 milioni di utenti in soli quattro anni, e lo stesso traguardo è stato raggiunto dall’iPod in poco meno di tre». Quella a cui stiamo partecipando, volenti o nolenti, è la più grande rivoluzione mai avvenuta nel campo delle comunicazioni. Non solo per celerità (gli anni sono diventati mesi, i mesi giorni, i giorni ore) ma per il radicale cambiamento in atto nell’universo mediatico. Questa mutazione ha un nome e si chiama convergenza.
Convergenza significa che il futuro della comunicazione è qualcosa che va ben oltre la vecchia teoria secondo cui in una società la struttura mentale delle persone e la cultura sono influenzate dal mezzo di comunicazione
egemone (il famoso slogan di McLuhan «il medium è il messaggio»).

Convergenza è la voce del molteplice, dell’indiscernibile, dell’ibridato. Nel settore delle telecomunicazioni, il cambiamento basilare consiste nel fatto che ciascun medium non è più destinato a svolgere un singolo tipo di prestazione, ma è in grado di diffondere più generi di servizi (radio, cellulare, tv, social network, ebook e altre forme interattive). E se è vero che i media formano nuovi ambienti sociali che includono o escludono, uniscono o dividono le persone con modalità inusuali, è altrettanto vero che i cambiamenti dei media inaugurano rituali inediti, collettivi e personali. A questo cambiamento radicale e globale Massimo Gaggi e Marco Bardazzi hanno dedicato un prezioso libro: L’ultima notizia (Rizzoli), utilissimo non solo agli addetti ai lavori, ma a tutti coloro ai quali sta a cuore la comprensione del presente. Invece di piangere sulla presunta fine dei giornali o sulla crisi della tv generalista o sui pericoli del Web, i due si sono comportati da esploratori responsabili, disegnando varie mappe di una inedita geografia mediatica e antropica, cercando di capire come gli individui si adattino ai nuovi quadri ambientali. 

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